L’antefatto : Correva il 1978 quando un gruppo di adolescenti effettuò una gita del catechismo nelle valli piemontesi che vanno dalla
Val Pellice, Val Chisone e Val Susa. Uno dei partecipanti con la sua Kodak Instamatic Camera 100, immortala tra le selezionate 24 foto del rullino, anziché uno degli edifici storici del posto, un’Alfa Romeo Alfetta 1,6 di recente immatricolazione, parcheggiata assieme ad altre vetture. Il pensiero di questo giovane diciassettenne, fu di immaginare come il viaggio che stava facendo su un Fiat 600 T pulmino, avrebbe potuto essere su un’Alfetta 1,6 ascoltando magari della buona musica da un’autoradio con mangianastri. Sono passati quasi 40 anni e nel riordinare un cassetto che contiene il depliant dell’Alfetta, salta fuori la foto fatta all’epoca. Oggi in casa vi è un Alfetta 1,6 come quel modello e proprio di quell’anno, il 1978. E’ diverso il colore ma la vettura è lo stesso identico modello. Nasce così dal cuore l’idea di realizzare quel sogno. Provare lo stesso percorso con
l’Alfetta 1,6. Detto, fatto. Coinvolto il fratello che aveva condiviso lo stesso viaggio nel 1978 ecco così che in una già calda mattinata di agosto, alle 5 di mattina, i nostri intrepidi partono da Brescia verso le valli piemontesi.
La vettura della prova: Identica nel modello a quella della fotografia del 1978 è un’Alfetta 1,6 seconda serie, chiamata anche unificata, all’epoca, in quanto l’estetica della vettura era stata unificata a quella della 1,8. La vettura nel 1978 a seguito della messa sul mercato dell’Alfetta 2000, consentiva di montare i pneumatici 185/70 SR 14, che questa vettura monta. La vettura era di un meccanico motorista alla linea di Arese, premiato nel 1989 tra gli altri, al traguardo dei 100.000 motori twin spark prodotti. Vettura praticamente conservata con 75.000 km. Adeguamenti dei tempi: l’olio è stato sostituito, previo pulizia del circuito con un Castrol Edge, tutto sintetico, 10W60 più un adittivo di protezione e riduttore di attriti della Liqui Moly. L’autoradio con mangianastri , originale Philips dell’epoca, commissionata per Alfa Romeo (con tanto di logo Alfa) è stata supportata da un dispositivo a cassetta che permette il collegamento al MP4. Naturalmente il navigatore ha sostituito le cartine e il carburante (benzina verde), è stato “vitaminizzato” da alcune pillole americane, non indispensabili ma ricostituenti.
Sebbene il percorso sia più lungo, si valuta di percorrere la
Torino Piacenza che a parte qualche camion è normalmente meno trafficata. Si raggiunge quindi Torre Pellice capoluogo della Comunità Montana Val Pellice e centro principale della
Chiesa Valdese italiana, in poco più di 3 ore percorrendo 300 km con 30 litri. Ad accoglierci un Castelluzzo sgombro da nubi. Dopo il lunch nel salone Achille Deodato, alla Foresteria Valdese, annaffiato con del buon “Dolcetto”, arriva anche l’annaffiata dal cielo, una pioggia fine ma intensa che sembra bloccarci, ma il rispetto del programma, ci porta a salire alla frazione di Angrogna, “Pra del Torno”, dove vi è uno storico Tempio con una splendida vista sulla valle. L’Alfetta, si inerpica senza difficoltà e con scioltezza, grazie ai suoi 109 cv ed anche nei tornanti non si avverte la mancanza del servosterzo. Per le notti, se non avete altre idee, vi possiamo proporre “Villa Glicini a San Secondo”, una buona struttura con un ottimo rapporto qualità prezzo. Per la cena veniamo invitati da amici di quel periodo lontano, in un piacevole ristorante “Brasserie Free Time”, a Torre Pellice, dove si mangia bene ed il tempo fugge via, nei ricordi del passato e dei nostri e loro genitori (che ci hanno lasciato).
Venerdì mattina, non si può, per tradizione, non visitare il mercatino di Torre Pellice, che si stende per tutto il paese fin dopo il ponte sul torrente Angrogna. Nel ritornare per recuperare la vettura, scopriamo che la ferrovia che arrivava fino a Torre Pellice è stata dismessa ed il servizio è stato sostituito con dei pullman.
Bello il murales dell’artista argentino Francisco Bosoletti che racconta con dolcezza il momento della migrazione: il dolore di chi parte, il coraggio di chi resta, la forza del cambiamento.
La nostra nuova tappa sono i laghi di Avigliana. I laghi di Avigliana sono due piccoli laghi di origine morenica, creati cioè dall'accumulo di acque negli spazi fra diverse morene frontali concentriche che il ghiacciaio della Val di Susa (segusino), finita la glaciazione, produsse nel suo ritirarsi verso monte. Separati da uno stretto istmo, sono situati nel comune di Avigliana, e in base alla loro superficie vengono chiamati rispettivamente
Lago Grande e Lago Piccolo. Appena prima del Santuario della Madonna dei Laghi si scende a destra per il Lago Grande, che consente una piacevole camminata attorno ad esso. Dal grande parcheggio si vedono anche i ruderi del Castello di Avigliana. Per il desinare vi consigliamo un ristorante/pizzeria, accogliente e curato che si chiama “El Mundo Nuovo”, con ottima selezione di birre, pizze e primi e secondi vari che miscelano la tradizione calabrese con quella valdostana. Chiedete di pranzare nella sala superiore, molto luminosa ed areata. Nel pomeriggio costeggiata una parte del Lago Grande si sale alla “Sacra di San Michele”. Monumento simbolo della Regione Piemonte è il luogo che ha ispirato lo scrittore
Umberto Eco per il best-seller Il nome della Rosa, la Sacra di San Michele è un’antichissima abbazia costruita tra il 983 e il 987 sulla cima del monte Pirchiriano, siamo a 40 km da Torino. Dall’alto dei suoi torrioni si possono ammirare il capoluogo piemontese e un panorama mozzafiato della Val di Susa. All’interno della Chiesa principale della Sacra, risalente al XII secolo, sono sepolti membri della famiglia reale di Casa Savoia. Rispetto al 1978 i lavori di ammodernamento si vedono. Dai parcheggi (minimo 2 ore, minimo 3 euro), la salita pedonale asfaltata, le strutture interne più visitabili, anche per disabili, i canti gregoriani in sottofondo nella struttura. Abbiamo conosciuto anche l’artista Fabrizio Gavatorta con la sua mostra “Il Profumo dell’ombra” che ha elaborato alcune realizzazioni aventi come sfondo le ombre della Sacra (
www.fabriziogavatorta.com ). Per il rientro da questo luogo, vi suggeriamo di inibire il navigatore da autostrada e tratti con pagamento e fare le antiche strade locali, in alcuni tratti assolutamente senza traffico e molto carini. L’Alfetta se li è goduti tutti questi sali scendi con i sempre pronti 4 freni a disco e le sospensioni sode e pronte ad assorbire le variazioni di assetto.
Sabato il programma è molto denso. La prima tappa è l’antico borgo di Usseaux nella zona di Fenestrelle. Il comune è stato recensito come uno dei borghi più belli d'Italia e insignito dal 2011 della Bandiera arancione dal Touring Club Italiano. Da non perdere i murales lungo le viuzze e nella piazzetta del borgo il cui tema spazia dalla vita contadina al mondo della natura e degli animali ed ai personaggi fantasiosi delle favole; sono circa 40 ed al visitatore è lasciato il piacere di scoprirli seguendo le indicazioni che si incontrano lungo il cammino. Abbiamo poi trovato il mulino ad acqua (di Barilla memoria) per cereali ancora funzionante. Da rilevare una bella iniziativa chiamata “Libri in viaggio”, un’opportunità per una lettura aperta, allo scambio semplicemente di un libro, durante il passaggio. Vi sono più punti di raccolta sparsi nel Borgo. Da Usseaux in una quindicina di chilometri si raggiunge Pragelato, dove non può mancare una visita al negozio Albergian, nota azienda produttrice dell’amaro Albergian del conosciuto
Genepy oltre alle varie tisane, creme, caramelle e gelees… Insomma una tappa immancabile. Ancora 10 km con alcuni tornanti ed arriviamo al Comune più alto d’Italia Sestriere (2035 m.s.l.m ). Sestriere si trova sul colle omonimo che mette in comunicazione la Val Chisone e la Valle di Susa. Caratteristica del Sestriere i due alberghi (noti come le Torri) fatte costruire su progetto di Vittorio Bonadè-Bottino da Giovanni Agnelli, il fondatore della Fiat , il quale aveva acquistato per 40 centesimi al metro quadrato i terreni circostanti agli inizi degli anni ‘30. Caratteristica anche la Chiesina sopraelevata rispetto alle più recenti costruzioni dei negozi, che 40 anni fa era sola ed isolata. Anche qui, inibito il navigatore verso percorsi autostradali si può scendere a Bardonecchia , il comune più occidentale d’Italia, anch’esso noto centro per gli sport invernali, ma per noi punto di ricordo per aver pranzato al ristorante “Laghetto” annesso alla Piscina comunale.
Anche qui si possono fare due passi nel centro storico con sosta alla Chiesa Parrocchiale di Sant’Ippolito dove anche in questo contesto si possono ascoltare canti gregoriani in sottofondo alla visita della chiesa.
Sempre lasciata da parte l’autostrada risaliamo la statale del
Moncenisio, per ripassare al
Sestriere e raggiungere quasi di fronte ad
Usseaux, la nostra ultima tappa: il Lago di Laux. Se volete vivere dentro una favola recatevi a Lago del Laux: il paesaggio che si presenterà davanti ai vostri occhi è quello delle fiabe, sulle rive di un laghetto naturale. Dirvi che le parole non esistono per descrivere questo angolo di paradiso sarebbe troppo..riduttivo. Il
Lago del Laux è magico e solo se lo si conosce si capisce quali e quante emozioni può suscitare in una persona... Un diamante incastonato nella montagna, dove il verde si rispecchia nelle acque di questo laghetto naturale, cirdondato da piante e prati...e monti!
Il nostro tour volge al termine, mancano i 300 chilometri auostradali del rientro. Abbiamo anche questa volta messa in moto la macchina del tempo che ci ha fatto rivivere luoghi visitati tanti anni fa e ripercorsi con una vettura di allora. L’Alfa Romeo Alfetta, ha percorso 1000 km con ampio respiro, riconfermando la sua validità di progetto, il suo confort indiscusso, fatto di spazio interno, silenziosità ed assemblaggio corretto senza cigolii o vibrazioni. Un motore generoso che unito ad una dimensione compatta, ad una ripartizione ottimale dei pesi, la rende maneggevole anche in un uso montano e non solo a suo agio in autostrada. Infine speriamo di aver solleticato la vs curiosità per visitare questi luoghi nella nostra bella Italia.
Carlo Carugati
Divisione Classic
www.franzoniauto.com