Sono passati tanti anni dall’ultima volta in cui le auto della Mille Miglia hanno attraversato la città del Santo. Tanti, troppi: la corsa vera, quella Mille Miglia che faceva battere i cuori e teneva tutti alzati la notte, portava la gente ai margini delle strade a veder correre quei bolidi così potenti, quasi impossibili da guidare, fu sospesa nel 1957. Troppi incidenti, fra il pubblico soprattutto. Poi è arrivata la rievocazione storica: le auto di allora a correre (un po’ meno, perché la competizione è diventata una gara di regolarità) sulle strade di oggi. Ma l’itinerario (partenza da Brescia, fine della prima tappa a Ferrara, poi giù verso Firenze, Siena e arrivo a Roma, e poi ancora ritorno a Brescia) era passato poche volte da Padova, che in origine, quando si correva la Mille Miglia vera, era una delle città toccate dalla corsa. Poi, finalmente, quest’anno il grande ritorno. L’evento ha attraversato la città nel suo palcoscenico più bello: Prato della Valle. Più di vent’anni dopo l’ultima volta.
A partire dalle undici di sera, sono arrivate le prime auto. Controllo orario e passaggio sotto le tribune allestite per assistere alla competizione. 375 auto d'epoca, alle quali si affiancano diverse decine di Ferrari «Tribute» di Maranello. Il Prato della Valle è diventato una grande carosello, pieno di gente e appassionati. Ovunque il rombo dei motori, odore di olio bruciato e di benzina. Tensione e festa, un veloce passaggio e via. Braccia levate al cielo da tutti gli equipaggi, un saluto alla città e poi una corsa veloce verso il buio. Qualche auto si ferma, intoppi del motore, e gli spettatori scavalcano le transenne e vanno a spingerla. Riparte, sgommando, un po’ incerta, poi s’infila veloce e ballerina, sul rettilineo che porta lontano. Un’ora o poco meno: passano veloci i concorrenti, consegnano la scheda e via, ma il Prato è bello da vedere, coi suoi lampioni accesi, e vedere questi bolidi passare uno dietro l'altro, a decine per volta, o anche solitarie, è una grande emozione. Un attimo, e le auto storiche sono già lontane, in strada Battaglia verso Monselice. Cala un silenzio triste dopo l’ultima vettura, non c’è più nessuno da aspettare. Si torna a casa, con la gioia negli occhi, ma anche con la voglia di veder ricominciare tutto daccapo. Pazienza, sarà per l’anno prossimo.
A partire dalle undici di sera, sono arrivate le prime auto. Controllo orario e passaggio sotto le tribune allestite per assistere alla competizione. 375 auto d'epoca, alle quali si affiancano diverse decine di Ferrari «Tribute» di Maranello. Il Prato della Valle è diventato una grande carosello, pieno di gente e appassionati. Ovunque il rombo dei motori, odore di olio bruciato e di benzina. Tensione e festa, un veloce passaggio e via. Braccia levate al cielo da tutti gli equipaggi, un saluto alla città e poi una corsa veloce verso il buio. Qualche auto si ferma, intoppi del motore, e gli spettatori scavalcano le transenne e vanno a spingerla. Riparte, sgommando, un po’ incerta, poi s’infila veloce e ballerina, sul rettilineo che porta lontano. Un’ora o poco meno: passano veloci i concorrenti, consegnano la scheda e via, ma il Prato è bello da vedere, coi suoi lampioni accesi, e vedere questi bolidi passare uno dietro l'altro, a decine per volta, o anche solitarie, è una grande emozione. Un attimo, e le auto storiche sono già lontane, in strada Battaglia verso Monselice. Cala un silenzio triste dopo l’ultima vettura, non c’è più nessuno da aspettare. Si torna a casa, con la gioia negli occhi, ma anche con la voglia di veder ricominciare tutto daccapo. Pazienza, sarà per l’anno prossimo.