Fiat 500 "Topolino" |
E se sono sfruttate troppo, correndo a perdifiato senza mai fermarsi, se sono maltrattate, saltano le valvole.
Per questo mi sono felicemente convertita alla regolarità. E’ la disciplina sportiva, nel campo delle gare automobilistiche, in cui l’auto può veramente dire che conta. Soprattutto se è un’auto storica. Non ci sono dubbi, la bravura del pilota fa sempre la differenza, ma la fa ancora di più la potenza del motore, la lunghezza del muso, i freni, le ruote, la capacità di scaricare la potenza sull’asfalto su un tragitto breve e magari insidioso.
Cosa è la regolarità? Difficile da capire di primo acchito. Meglio provare. Si tratta di una disciplina (e la parola disciplina in questo caso ha veramente un senso) automobilistica in cui i concorrenti sono chiamati a percorrere un tratto di strada (più o meno lungo, con curve, salite e discese, fondi stradali asfaltati e non) in un tempo prestabilito. Non un centesimo di secondo di più, non un centesimo di secondo di meno. Pressostati o cellule fotoelettriche visibili misurano il tempo di entrata e di uscita.
Tutto qui. Vi sembra che basti? Provate! C’è gente che coglie nel battito delle ciglia gli innumerevoli centesimi di secondi contenuti in quell’attimo. Come fanno? Hanno imparato guidando le proprie fide automobili.
Il tempo assegnato è quello e solo quello, e non serve correre, anzi, è controproducente. Il massimo di un regolarista è “spaccare” il centesimo di secondo, e per farlo non serve andare forte. Nelle prove di regolarità (come nei rally) le auto entrano una alla volta nei tratti di strada destinati alle prove, ma mentre nei rally si tratta di strade chiuse al traffico, nel caso della regolarità le strade non sono chiuse a nessuno. Aanche se i tratti di prove speciali molto brevi, quelle che si devono compiere in una manciata di secondi, di solito avvengono in piazzali, strade chiuse, parcheggi, ma spesso con in più l’insidia di un percorso tortuoso, quasi uno slalom.
Una gara di regolarità è solitamente composta di questi più o meno lunghi tratti di prova, e di lunghi (o meno) tratti – o tappe- di trasferimento. Esistono però anche gare che sono un tutt’uno: le prove cronometrate si susseguono senza interruzione, si esce da una prova e si entra immediatamente nella successiva, e i tempi imposti cambiano per ogni prova. Sono le gare più difficili, quelle che richiedono maggior concentrazione da parte del pilota e del navigatore. Perché in queste tipologie di gare, non è quasi mai il mezzo meccanico ad “intoppare” (od il piede del pilota a sbagliare): lo è sempre la distrazione umana. Le strade delle gare di regolarità sono tappezzate di buone intenzioni…e di concorrenti distratti che non hanno segnato il giusto tempo imposto nella prova o non hanno fatto partire il cronometro al momento giusto.
Esistono invece gare in cui le prove cronometrate (abituiamoci a chiamarle “prove speciali” da adesso in poi, perché questo è il loro nome) sono unite in gruppi di più prove (due- tre, fino anche a sei o sette) ed interrotte da tappe di trasferimento. Oppure sono solitarie e staccate le une dalle altre, come avviene tipicamente nelle gare di regolarità sport.
Sì, perché parlando di regolarità bisogna anche fare qualche distinzione.
Poiché organizzare una gara di regolarità non è semplice, esistono anche degli enti appositi che dettano (e fanno rispettare) le regole del gioco. Uno di questi enti è l’ACI (Automobile Club d’Italia), che con la sua apposita sezione sportiva, che si chiama CSAI (Commissione Sportiva Automobili Italiane) soprasiede alla organizzazione di tutte le gare di auto di qualunque tipo (in circuito, su strada, gare in salita, gare di rally o di regolarità, per auto d’epoca e attuali, per l’appunto). A questa entità si rivolgono i club che intendono organizzare una gara. La CSAI provvede allora a fornire agli organizzatori autorizzazioni e permessi (oltre che quelli che dovrà concedere ogni Comune attraversato). Le gare di regolarità CSAI sono distinte in tre tipi, a seconda della difficoltà e di quanto è “impegnativa” la gara: Turistica, Classica e Sport. In pratica, se siete dei principianti, o se vi piace più fare un giro turistico che una vera gara, la classe Turistica fa per voi. Un po’ più impegnativa, ma sempre abbordabile, sarà una gara Classica. Al top della classifica ci sono le gare di classe Sport, quelle che richiedono anche un po’ di allenamento fisico e di “pestare” un po’ più il piede, perché i tempi imposti sono più brevi. Ma, come detto, solitamente le prove speciali nella regolarità sport non sono concatenate fra loro.
Esistono, però, anche altre gare, e sono le gare ASI (Associazione Automoto Storiche). L’ASI è un’associazione che raccoglie gli appassionati di auto e moto storiche ed i vari club o associazioni di proprietari e appassionati di auto storiche, presenti sul territorio nazionale e riuniti in sodalizio sotto l’unica bandiera della passione per le auto storiche e la salvaguardia del patrimonio auto storiche inteso in senso lato. L’ASI da anni si occupa di organizzare varie manifestazioni dedicate esclusivamente alle auto storiche: raduni, gite sociali, mostre e visite a musei e, naturalmente, gare di regolarità per auto e moto storiche. Anche l’ASI, come la CSAI, è l’ente a cui i club si possono rivolgere per organizzare una gara di auto storiche. Però l’ASI richiede che si rispettino alcuni principi basilari, che corrispondono al mantenimento di una sorta di “purezza” del contesto storico. Chi organizza (e chi partecipa) ad una gara ASI deve cioè, rispettare alcuni fondamentali principi, e cioè: l’auto deve essere munita di una omologazione, rilasciata dall’ASI stessa, che certifica che l’auto è veramente d’epoca, che i suoi pezzi sono originali o sono stati sostituiti con pezzi originali, che non è stata oggetto di manomissioni o trasformazioni, ecc. (insomma, un’auto ASI è come un mobile antico, al quale non sono stati rifatti i cassetti con legno nuovo). Ugualmente, in alcune (non tutte, però) le gare ASI non è permesso (o per lo meno – non dovrebbe essere permesso) utilizzare aiuti tecnologici che non corrispondano all’epoca della vettura. Quindi, niente cronometro computerizzato sul cruscotto, GPS o altre diavolerie moderne: i cronometri devono essere meccanici, da azionare con i pulsanti, e non scandiscono acusticamente lo scorrere dei secondi. Come i bellissimi cronometri manuali di lucido acciaio della Panerai, che costano un’occhio della testa, ma che sono meccanicamente perfetti e stupisce ancora oggi pensare quanta perfezione c’è nella loro meccanica non dettata dal quarzo, ma solo dalla capacità costruttiva dell’uomo.
In tutti i tipi di gara, poi, esiste una sorta di stradario che agevola i concorrenti per “trovare la giusta via”. I percorsi, infatti, non sono mai tutti lineari, e spesso (sia nelle gare CSAI che nelle gare ASI, ma in queste ultime di più) le competizioni si svolgono in contesti interessanti dal punto di vista turistico, ambientale ed enogastronomico, insomma, in posti belli! E quindi, per raggiungere questi posti, e per percorrere tutte le strade della gara, viene fornito ai concorrenti un radar, o road book: un libretto fatto in forma di vignette consecutive che indica la via da seguire.
Il compito di leggere questo libretto al pilota spetta al navigatore, che è chiamato in questo caso al difficile impegno di non distrarsi (soprattutto quando il paesaggio fuori dal finestrino è particolarmente affascinante) e di interpretare i simboli riportati sul radar rapportandoli a ciò che vede lungo la strada.
Infine, alcune parole sui meccanismi per “contare il tempo”. Oltre alla voce (uno, due, tre…., o meglio ancora, la più esatta metodologia di conteggio dei subacquei: milleuno, milledue, milletre), per scandire lo scorrere dei secondi esistono vari strumenti: i cronometri meccanici (quelli che visivamente fanno passare le lancette dei secondi sui numeri) ed i cronometri digitali (sono identici, ma hanno quadranti luminosi in cui i numeri avanzano uno dopo l’altro); ed infine (è un’invenzione molto più recente) i computer digitali. Si tratta di piccole macchine da posizionare sul cruscotto che, azionate con un pulsante, eseguono un count-down visivo (i numeri appaiono su un display) accompagnato da un beep sonoro ad ogni scorrere di secondo. Come detto sopra, in alcune gare sono ammessi solo strumenti meccanici, in altre sono ammessi anche strumenti digitali purchè non sonori, ma le possibilità non si fermano qui. Occorre sempre informarsi bene sulle “regole del gioco” esaminando il regolamento di gara: un testo (di solito poche paginette che accompagnano il road book) che andrebbe letto sempre con attenzione, insieme al road book, prima di ogni gara.
Scegliete lo strumento che preferite in base alle gare che farete (ed alla spesa che intendete affrontare) e poi…provate ad usare lo strumento prima della gara, per imparare a conoscerlo.
A questo punto, avete imparato tutto (o quasi tutto) sulla regolarità. E allora, buon divertimento!
I miei complimenti per l'articolo che, dopo tanto peregrinare sul web, è stato l'unico che mi ha veramente "illuminato" su questa affascinante specialità.
RispondiEliminaOra una domandina semplice: quali sono i criteri secondo i quali viene stilata la graduatoria finale di una gara?
Un grazie ed un cordiale saluto,
Rino
Ciao Rino. La classifica solitamente viene redatta ponendo in ordine crescente le "penalità", cioè gli scostamenti rispetto al tempo di prova stabilito. Ad esempio, se in una gara ci sono tre prove speciali da percorrere in 12, 14 e 16 secondi, si stila una lista dei concorrenti in base alle differenze realizzate al loro passaggio sul pressostato rispetto ai tempi assegnati nelle singole prove (conteggiando nsecondi, decimi e centesimi di secondi compresi).Un secondo di differenza dà luogo a 100 penalità, due a 200, 3 a 300, e oltre...si calcolano sempre 300 penalità. Ti assicuro che ci sono parecchi piloti che sono capaci di fare dei "netti", cioè passare esattamente allo scattare del tempo ESATTO, CONTEGGIANDO ANCHE I DECIMI ED I CENTESIMI DI SECONDO! In questo consiste l'abilità.
RispondiEliminaOccorre però ricordare che in certe gare (ASI soprattutto) esistono anche dei coefficienti, cioè dei "premi" assegnati alle auto più antiche (in questi casi si moltiplicano le penalità registrate per un numero inferiore all'unità (per le auto più antiche) o superiore all'unità (per le più moderne). E così siriscrive la classifica finale (l'assoluta).