martedì 23 maggio 2017

50 ANNI DI BELLEZZA: LA 330 P4 1967-2017


Al Goparc di Mantova, un’intera serata è stata dedicata alla Ferrari 330 P4, vincitrice nel ’67 della 24 Ore di Daytona.
Alla presenza dell’Ing. Forghieri, di Ermanno Cuoghi, capomeccanico Ferrari, e con Guido Schitton già Direttore di Autosprint a fare da moderatore, la serata organizzata dal Redracing Team ha ripercorso una stagione memorabile nello sport automobilistico: quella che dalla metà degli anni ’60 fino agli anni ‘70 ha segnato l’età d’oro delle corse in circuito.
Sullo sfondo e ad abbellire la sala, gremita di curca cento persone, le gigantografie create da Marco Collini, pittore di bolidi da corsa.

Nel clima rilassato della serata, Mauro Forghieri (l’Ingegnere più caro ad Enzo Ferrari, che lo volle al suo fianco appena uscito dall’Università) ha raccontato tantissimi episodi che hanno visto lui ed il team Ferrari protagonisti delle competizioni, soprattutto quelle del Campionato Mondiale Sport.

Erano gli anni della accesa lotta Ferrari-Ford (il colosso a stelle e strisce aveva anche tentato di acquisire la casa di Maranello) e in quel contesto la Ferrari 330 P4 ha rappresentato la risposta agguerrita degli italiani alla sfida americana. Forghieri ha raccontato come la 330 P4 fosse un’auto magistrale, e anche bellissima. In quell’auto, ha detto l’ingegnere, persino lo spazio per le valigie, che da regolamento doveva esistere in tutte le vetture sport, era stato studiato in maniera intelligente.

Il contesto in cui è nata la 330 P4 era davvero epico. Il ’67 era stato infatti un anno di riscossa per Ferrari, e quando la 330 P4 alla guida di Jacky Ickx e Clay Regazzoni batte la sua bestia nera, la Ford GT40, che nel ’66 si era portata via l’intero podio di Le Mans, la partita sembra essere chiusa. In realtà, la sfida continuerà ancora a lungo. Comunque, a Daytona, nella durissima 24 Ore, la Ferrari si prende la soddisfazione di fare l’intero podio. Una rivincita aspettata con ansia a Modena, ancora toccata per la scomparsa di Bandini.

Proprio in quegli anni in casa Ford lavorava invece un modenese doc, Ermanno Cuoghi, che anni dopo sarebbe diventato prima il meccanico della squadra prototipi della Ferrari, e poi il capomeccanico dell’esordiente (e poi Campione del Mondo di Formula 1 con Ferrari) Niki lauda.

La vittoria della 330 P4 a Daytona arriva dunque a segnare bene il cambio di regia in Ferrari. Erano anni in cui le vittorie nei Gran Premi di Formula 1, come ricorda Forghieri, servivano a finanziare la progettazione, la produzione e lo sviluppo delle vetture sport. E nel caso della 330 P4 lo sviluppo avvenne davvero in velocità, con miglioramenti fra una gara e l’altra. Nel giro di poco la 330 divenne vincente, e quando trionfò a Daytona il New York Times scrisse “un piccolo uomo di un piccolo paese italiano ha battuto il gigante Ford”

E scatta per tutti la memoria di una lunga storia: di come si viveva tanto tempo lontano dalle famiglie, in giro per il mondo, perché il tempo di tornare a casa non c’era quasi mai. E le tante nottate passate ai box, a perfezionare o riparare le macchine per la gara dell’indomani. Si rievoca un clima di grande umanità, forse un po’ perduto oggigiorno: i tanti episodi pionieristici, e di aiuto reciproco, fra meccanici, tecnici e piloti, o a volte anche di concorrenti o semplici appassionati. Una volta, ad esempio, Forghieri ammette di aver privato le vetture Ferrari da strada (che l’importatore per gli Stati Uniti Chinetti aveva portato in esposizione) dei freni a disco, per poter equipaggiare le sue sport da competizione. “Solo presi in prestito-saranno restituiti” aveva assicurato. Oppure la volta che, per riparare una 330 P4 in tutta fretta la sera prima della gara, la squadra Ferrari si trova a dover chiedere l’aiuto di un tifoso, che si presta a lavorare tutta la notte insieme a loro. Dopo la gara, Forghieri pensa di doverlo premiare per il lavoro fatto, e gli regala cento dollari, e quello ammette “grazie, questi me li inquadrerò e li appenderò alla parete di casa. Ora, se non vi dispiace, vado perché il mio aereo privato mi aspetta sulla pista di volo…”. Un’altra volta, quando Cuoghi era ancora in Ford, Forghieri, con l’occhio acuto del progettista, fa notare al compagno modenese una “pecca” delle vetture americane, che avevano la carrozzeria troppo attaccata alle ruote, e Cuoghi corre ai ripari, tagliando con una cesoia i parafanghi anteriori. E la Ford vince la gara…

E ancora tanti ricordi di grandi piloti, ancora vivi o scomparsi, chi per vecchiaia, che in terribili incidenti. Da Chris Amon, scomparso recentemente, grandissimo pilota che non ha mai vinto un gran premio, ad un giovanissimo Jacky Ickx che lo batte a Rouen perché, in una giornata di sole, decide, lui solo, di partire con le gomme da pioggia, e la pioggia arriva …

Ed anche una dovuta parola per i tanti tecnici e meccanici di Ferrari, uomini eccezionali, come Cuoghi, Borsari, Salvarani, e tanti altri.
La serata avanza e si fanno le dieci, sono passate più di tre ore e nessuno se ne è accorto, tanto il tempo è volato fra un racconto e l’altro. Si chiudono i microfoni per lasciare il tempo al rinfresco, agli autografi ed ai saluti, mentre, con la sensibilità dell’artista, Collini riconosce che le storie che Forghieri ha raccontato sono anche poesia.

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