Correre, viaggiare, a due o a quattro ruote, meglio se d’epoca. Percorrere strade sconosciute, alla ricerca delle sfide e dell’avventura. Questo blog è dedicato a tutti quelli che hanno un’auto o una moto, e una storia da raccontare. Perché non si stancano mai di esplorare il mondo.
martedì 5 dicembre 2017
AL MOTOR SHOW CON IL CONVEGNO SULL’ “INVECCHIAMENTO DEL PARCO CIRCOLANTE IN ITALIA”
Al Motor Show di Bologna il 1 dicembre 2017 si è tenuto il primo convegno per la rassegna “Motor Show Incontra” dal titolo “L’invecchiamento del parco circolante i Italia”. Dopo i saluti del Direttore Generale Dr. Antonio Bruzzone che si è scusato per la indisponibilità di due padiglioni del Motor Show ancora in restauro, ha preso inizio il convegno moderato da Alessandro Marchetti Tricamo, Direttore L’automobile. Il Dr. Tricamo ha subito snocciolato alcuni dati : l’età media del parco auto italiano è di dieci anni e quattro mesi (10 anni e 10 mesi per le vetture a benzina). Si scende a 9 anni e mezzo per i veicoli commerciali. Il problema del PM10 pesa solo per il 18 %, come causa, sul traffico veicolare. Commento: non è stato fornito un dato aggiornato su quella che è la percorrenza media dell’utente italiano. Noi rammentiamo che si stimava, anche per la valutazione delle vetture, una percorrenza media di 15.000 Km all’anno per l’utente privato che utilizzava la vettura benzina e 20.000 km l’anno per l’utilizzo di vetture a gasolio. Ovviamente parliamo di utilizzo non professionale. Ora, se i dati non sono cambiati, significa che mediamente gli utenti cambiano la vettura superati i 150.000 Km per i benzina e 200.000 per i diesel. Dati che non ci stupiscono o che sono ormai consolidati nella storia delle famiglie italiane che solo nel caso delle prime rottamazioni di stato ’97-’98 hanno anticipato l’acquisto.
La Dottoressa Annamaria De Martino, Dirigente Medico Responsabile Direzione per la Prevenzione della Salute Ambientale Ministero della Salute ha quindi snocciolato una serie di interessanti slide partendo dalla notazione che il 14% emissione globale del gas effetto serra, deriva dal traffico veicolare. L’inquinamento atmosferico è al 5° posto delle cause di morte e fattore cancerogeno. L’Italia è tra i paesi Europei ove l’inquinamento fa più vittime. In sintesi è stato riassunto che le cause principali dell’inquinamento sono: TRAFFICO – RISCALDAMENTO – INSEDIAMENTI INDUSTRIALI. Commento : Puntuale analisi della Dottoressa De Martino che in conclusione ci porta alla considerazione che se è vero che il 18% del PM10 in Italia proviene dal traffico veicolare e che a livello di effetto serra globale si scende al 14 %, significa che più dell’80% dell’ inquinamento, deriva dal riscaldamento degli edifici e dagli insediamenti industriali. Quindi sebbene sia corretto di vedere di lavorare sui nuovi prodotti per abbattere le emissioni, sarebbe anche opportuno sapere la reale situazione del rimanente 80% e capire cosa si stia facendo anche su questi fronti.
Ha preso quindi la parola il Dr. Gianmarco Giorda, Direttore Generale ANFIA che raggruppa 280 aziende nella filiera automotive con un fatturato di 82 Miliardi di euro pari al 5% del PIL nazionale. Giorda ha esposto una slide nella quale si è presentato come alcuni paesi hanno affrontato in maniera diversa lo studio e creazione di nuovi motori per ridurre le emissioni . Ad esempio il Giappone ha puntato sulla motorizzazione ibrida. La Cina sull’elettrico. L’Europa è leader mondiale nella tecnologia dei motori ICE. L’Italia, in questo panorama si distingue per le tecnologie nell’applicazione dei Gas (GPL e Metano). Giorda ha poi fatto notare come dal 1991 ad oggi il principale imputato delle emissioni, il motore a gasolio, grazie agli studi e modifiche introdotte ha visto ridurre le quote di NOX del 92% e del PM10, addirittura del 97%. Consapevole che il motore a gasolio, abbia i suoi limiti nel futuro, si è però preoccupato di elevare un grido di allarme per il tema sociale delle aziende e lavoratori che lavorano per questo tipo di motore e che dovranno essere riconvertiti in altri settori. Commento: Stimiamo molto il Dr. Giorda e la sua preoccupazione per le ricadute che si potrebbero avere nell’indotto delle aziende che lavorano nella produzione dei motori a gasolio. Però dobbiamo rilevare che il 99 se non 100% del parco veicoli commerciali ed industriali che attraversano la nostra bella Italia per consegnare merci (che le nostre infrastrutture non consentono di consegnare in altro modo), sono tutti a gasolio e che non è che inquinino solo le vetture dei privati cittadini e quelli delle aziende no. Per non parlare dei mezzi pubblici, ma anche di treni che viaggiano ancora con tale alimentazione. Purtroppo abbiamo assistito, dopo la scomparsa dell’abolizione del superbollo per le vetture a gasolio ad un verò è proprio boom nelle proposte e vendite delle vetture con tale alimentazione, spinte nell’acquisto anche verso clienti che facevano 5000 Km l’anno. Il tutto poggiato sui minori consumi che il diesel poteva avere rispetto ad un benzina, e la differenza nel costo del carburante, differenza che oggi è diventata molto più ridotta. Quindi abbiamo apprezzato la difesa di questa motorizzazione, anche se riteniamo che il suo destino sia segnato.
E’ passata quindi la parola al Dr. Michele Cresci, Presidente UNRAE che rappresenta 60 marchi esteri in Italia, con un mercato del 70% e 43 aziende associate. Cresci ha esordito con alcuni dati: il 18% della popolazione italiana vive in aree montane. Il 60,89% dei pendolari si sposta in automobile. Dato in aumento, dato che nel 2001 era il 58,7 %. Cresci afferma che serve una strategia che non sia solo quella di bloccare le vetture. Conferma che il problema delle infrastrutture in Italia è allarmante. Se nel 1964 si vendevano 500.000 vetture e negli anni più recenti (crisi a parte) si è arrivati a 2.000.000 di vetture vendute, tali volumi non sono stati adeguatamente supportati da un adeguamento delle strade. Oggi il parco “circolante” è di 36.420.000 vetture con 8.000.000 di veicoli che sono meno di Euro 3. Gli ultimi dati dicono che di questi 8.000.000 solo 50.000 veicoli all’anno vengono radiati. Questo significa che un rinnovamento di questo parco auto, a questo ritmo ci sarà non prima di 30 anni . Serve quindi un piano serio di sostituzione. Ha presentato anche lo stesso ragionamento per i veicoli commerciali (sicuramente più inquinanti delle vetture ndr.) che ci dice che per la sostituzione ci vorrebbero 44 anni. Ecco alcune proposte dell’UNRAE:
Detraibilità dei costi anche per i privati per acquisto con rottamazione di veicolo ante EURO 3
Estensione detraibilità anche per l’acquisto di usati meno inquinanti.
Cresci poi se l’è presa con la SindacaRaggi che a Roma ha bloccato anche le 106.00 euro 6 diesel in circolazione, pari al 3,89 % del parco circolante a Roma. Per la cronaca, dalla tabella esposta sono anche 100.000 le vetture euro 2-1-0 a gasolio ancora circolanti a Roma. Commenti : Siamo concordi sul ritardato e mancato adeguamento delle strade al volume di veicoli che si è evoluto. Ma siamo in arretrato anche nel servizio pubblico o disservizio pubblico, piste ciclabili. L’automobile, oltre ad essere un simbolo di libertà è ancora un elemento di mobilità indipendente alla quale non si può rinunciare. L’idea della detraibilità dei costi di acquisto, anche per i privati, è un’idea che già avevamo prospettato, in tempi non sospetti, e mai portata avanti da nessun schieramento politico. Sarebbe sicuramente una proposta che messa stabilmente in atto potrebbe ad esempio portare da 10 a 7 anni il tempo medio di tenuta di un veicolo. In merito al “parco circolante” vorremmo avere conferme se in questo conto sono comprese le vetture con più di 30 anni (per noi di interesse storico) o se sono solo state epurate le vetture iscritte nei registri della motorizzazione come vetture museali non circolanti. Sembra irrilevante, ma ad oggi non si ha ancora un’idea chiara di cosa sia un veicolo storico, rispetto agli standard FIVA europei, ed anzi sarebbe bene capire, anche per dividere il sacro dal profano, quali sono i dati precisi.
Ha preso la parola quindi Claudio Spinaci, Presidente Unione Petrolifera Italiana associazione con un fatturato di 100 miliardi l’anno e che sopperisce al 92% del fabbisogno di carburanti derivanti dal petrolio in Italia. Spinaci ha rilevato come in particolare è in 12 Centri Storici italiani il maggior problema ambientale. Con la soluzione del rinnovamento del parco auto, nel 2030 avremmo una riduzione delle emissioni nocive del 37%. Certamente, come anche precedentemente osservato da Cresci ci deve essere un piano di sostenibilità sociale che aiuti le persone, le famiglie a sostituire l’automobile. Per quanto riguarda i carburanti Spinaci ha evidenziato come questi sono stati modificati e migliorati dal punto di vista ambientale, con la scomparsa dello zolfo dal gasolio e gli aromatici scesi notevolmente nella benzina. Dal loro osservatorio l’Unione Petrolifera Italiana non può che rilevare che l’aria delle città migliora di anno in anno. Commenti : Condividiamo le considerazioni del Presidente Spinaci. Ci deve essere un piano di sostenibilità sociale per il rinnovamento del parco auto, che sia una riforma strutturale e non penalizzante delle persone e delle famniglie. Ci spieghiamo: tassare maggiormente le vetture solo per la classe di omologazione euro, senza quindi sapere, quanto, quando e dove, con che manutenzione, vengono usate queste vetture, è ingiusto e non risolve il problema. Deve essere un incentivo che permetta alle persone e famiglie, non gravate da altri problemi economici (vedi mancanza del lavoro) , di poter avere un vantaggio nel rinnovare la vettura, senza questo andare a gravare su chi non può sostituirla per ragioni economiche o perché la utilizza poco e non ha quindi l’esigenza di sostituirla. Bisogna poter offrire un vantaggio per tutti, senza gravare od appesantire i più deboli o svantaggiati.
L’intervento di Franco Mingozzi, Presidente Nazionale CNA Autoriparazione e lui stesso autoriparatore da oltre 50 anni , ha messo l’accento sul fatto che per quanto riguarda le vecchie vetture a benzina, una alternativa alla sostituzione, favorendo l’ambiente, sarebbe quella di incentivare le trasformazioni a gpl o gas metano grazie a degli incentivi statali per le trasformazioni. Mingozzi non si preoccupa, come si potrebbe pensare, al fattore: più sostituzione, minori riparazioni, ma guardando oltre la siepe, si chiede se ci si sta preoccupando di formare le nuove generazioni di tecnici a quello che sarà il cambiamento tecnico a cui le vetture si stanno portando: dai vari sistemi di sicurezza alla guida autonoma. Da parte loro, come autoriparatori sono pronti a seguire i corsi di aggiornamento che possano essere utili. Ai Costruttori però l’onere di coinvolgerli in questa ormai ineluttabile evoluzione. Commenti : Molto di cuore l’intervento del Presidente Mingozzi che ha vissuto sul campo l’evoluzione tecnica della manutenzione dal boom dell’automobile di massa ad oggi. Stranamente non è stato toccato l’argomento della formazione culturale dei proprietari delle automobili dal punto di vista di cura dell’auto, cura della manutenzione. Riteniamo che una corretta e scrupolosa manutenzione, possa essere positiva, non solo sotto il profilo della sicurezza stradale, ma anche sotto il profilo di un contenimento delle emissioni inquinanti.
A questo punto siamo rattristati di non potervi riportare l’intervento conclusivo del Presidente ACI Angelo Sticchi Damiani. Purtroppo, nel voler dare il nostro contributo all’ambiente, avevamo deciso, prima volta dal 1989, di venire al Motor Show in treno. Un gentile taxista, portandoci in mattinata, ci aveva suggerito di prendere tempo per il ritorno, in quanto dalle 17.00 trovare Taxi a Bologna diventa (così diceva), non cosa pronta. Pertanto abbiamo dovuto anticipare la nostra partenza dal Centro Congressi. Abbiamo infatti trovato una coda di 15 persone in attesa di Taxi. Per fortuna che molti di noi andavano in stazione, per cui abbiamo fatto dei viaggi in “condivisione” per ridurre i tempi. Tra attesa, traffico, semafori e qualche corsia preferenziale ci sono voluti 45 minuti per arrivare alla Stazione Centrale di Bologna. Tutto questo per poi scoprire che Italo Treno (non un regionale qualsiasi) viaggiava con 34 minuti di ritardo! Forse se andavamo con la nostra BMW, benzina, euro 2 del 1998 con soli 61.000 Km originali, saremmo riusciti a concludere il convegno ed arrivare con più serenità a casa… Ma questa è un’altra storia …
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