Comprata l’auto dei sogni, quella che ci ricordavamo da
bambino o che desideravamo in gioventù, viene il momento di sapere che cosa
vogliamo fare con la meraviglia appena acquistata. Risolto il problema di un
posto in garage (non sempre così semplice da trovare) ecco che l’auto tanto
ambita comincia a farsi pretenziosa. Intanto ci potranno essere piccoli lavori
da fare, alcune cose da sistemare. Occorre allora affidarsi ad un esperto
meccanico e carrozziere che poi diventeranno i nostri punti di riferimento,
tormento e gioie, per la manutenzione del nostro acquisto, raro o meno raro che
sia, ma sempre bisognoso di interventi.
Poi bisogna muoverla. L’auto è come una creatura viva, se la
lasci in prigione scoppia e si ribella alla prima occasione. Consigliato il giretto
di una ventina di chilometri una volta a settimana, a patto di avere il tempo e
la voglia.
Ma perchè non scegliere allora, cosa molto più divertente,
di partecipare a qualche raduno o gara di auto d’epoca? Presto fatto. Prima di
tutto occorre iscriversi ad un club (utile anche per potersi confrontare con
altri appassionati e svolgere le necessarie pratiche burocratiche che l’auto d’epoca
richiede).
E poi non resta che scegliere fra le molte alternative.
Quando inizia la bella stagione, ci sono moltissime opportunità, o bisognerà
decidere (se non si è dotati di carrello o bisarca per trasportare il n ostro
gioiellino) di fare le manifestazioni più vicine a noi.
Ci sono i raduni, semplici scampagnate in campagna in
compagnia di amici, uno che a me piace moltissimo è quello organizzato in Costa
Azzurra dall’Automobile Club di Nizza: un vero e proprio Pic-Nic all’inglese,
ovviamente preferibilmente per auto inglesi, ma non solo. In Italia c’è un
bellissimo raduno a Spotorno in settembre, che percorre tutto l’entroterra
ligure della Riviera di Ponente, ovviamente con annesso pranzo tipico. Ma gli
esempi sono tantissimi. Nulla vieta poi che un gruppo di amici appassionati non
decida di prendere una domenica e girare con le proprie auto storiche in
campagna, così, senza tanta organizzazione.
Poi ci sono i raduni di marca. E qui si va da quelli
riservati alle anteguerra a quelli per le auto degli anni ‘70 (il Club MG ne
organizza di bellissimi, il Triumph Spitfire altrettanto).
Poi ancora ci sono le vere e proprie vacanze in auto
storiche: dal raid della Tunisia (si faceva fino ad un po’ di anni fa, le
condizioni politiche del paese lo permettevano in tranquillità) alla
Milano-Londra o alla Milano-Barcellona. Anni fa ho fatto anche uno stupendo
giro dell’Umbria veramente favoloso.
Ci sono anche cose più impegnative, ma le consiglio a pochi:
ad esempio la Parigi-Pechino, che può essere disputata sia in forma competitiva
che non. Ma bisogna essere molto preparati.
E poi veniamo alle corse. Ricordiamoci, però, che per chi
inizia è bene farsi subito spiegare che cosa si può fare senza distruggere la
macchina, soprattutto se delicata. Prima
di tutto ci sono le gare di regolarità turistica e le manifestazioni ASI con
prove di abilità al cronometro: un giro solitamente molto piacevole, in posti
ameni, in cui vengono ritagliati alcuni spazi di percorso per cimentarsi coi
famosi pressostati. In pratica si tratta di percorrere un tratto di strada
determinato in un tempo (o se all’estero una velocità media) prestabilito. Non di
più e non di meno. E gli sbagli (le penalità) si misurano in centesimi di
secondo! Occorre dotarsi di un cronometro (digitale il più delle volte, in
certe competizioni rigorosamente solo meccanico, e sono le gare più belle ed in
sintonia con l’epoca delle vetture) e di una buona vista, oltre che di un … piede
sensibile! Pochi metri prima del fine prova c’è un cartello giallo che segna la
vicinanza del pressostato, lì ci si può fermare e poi percorrere gli ultimi
metri (di solito 200-250) con l’attenzione volta a centrare l’obiettivo. Nelle gare
a media, invece, occorre tener sempre costantemente la stessa velocità media
fino al fine prova, perché il rilevamento è nascosto.
Cambia di poco il passaggio alle gare di regolarità classica, in ambito CSAI: le prove di regolarità sono spesso concatenate e leggermente più veloci, ma comunque entro una velocità media di 40 km all’ora. Più veloci, invece, le gare di regolarità sport, che sempre con le stesse caratteristiche, si svolgono su strade chiuse al traffico ed impongono per regolamento l’uso di caschi, guanti e roll-bar nelle auto.
Cambia di poco il passaggio alle gare di regolarità classica, in ambito CSAI: le prove di regolarità sono spesso concatenate e leggermente più veloci, ma comunque entro una velocità media di 40 km all’ora. Più veloci, invece, le gare di regolarità sport, che sempre con le stesse caratteristiche, si svolgono su strade chiuse al traffico ed impongono per regolamento l’uso di caschi, guanti e roll-bar nelle auto.
Si arriva poi al top: i rally storici (di solito partono in
coda ai rally moderni) e le gare di rievocazione in circuito. Ma lì bisogna
essere dei veri professionisti, perché vince chi arriva primo. Ricordiamo però
che molte rievocazioni storiche di rally del passato (il Monte-Carlo Historique
ne è un esempio) e la stessa Mille Miglia sono tutte fatte con i criteri della
regolarità classica, non sono, cioè, gare di velocità pura.
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