Trento, città di vescovi e di castelli, accoglie ogni anno una sfida che ha il sapore del passato. Un passato recente però, diverso da quello delle sue torri e dei suoi palazzi antichi. E’ la Stella Alpina, una competizione di auto d’epoca che ricorda le giostre e i tornei medievali, sia per l’impegno agonistico che richiede, sia per lo spirito di cavalleria che accomuna i suoi concorrenti.
Tre giorni di gara, dal 6 all’8 luglio, 600 chilometri di percorso che scavalca spesso i duemila metri e misura i concorrenti su 99 prove speciali di regolarità a tempo imposto e 11 controlli orari.
C’ero anch’io quest’anno, ma c’erano soprattutto auto storiche di quelle come se ne vedono di raro. Quelle che per guidarle, su queste strade di montagna, bisogna avere muscoli nelle braccia e orecchio allenato ai giri del motore nei cambi di marcia. Come la Aston Martin Le Mans del 1933 di Giordano Mozzi e Stefania Biacca, un’auto di cui furono costruiti solamente 130 esemplari, o la Jaguar SS 100 del 1938 guidata da Rinaldo De Tassis, la prima a segnare l’ingresso nell’automobilismo del nome Jaguar. C’era la Fiat Morettini 508 S dell’equipaggio Riboldi-Riboldi, e due Lancia Aprilia del 1938 e del 1939, una ciascuna per i campioni Giuliano Cané con la navigatrice Giovanna Gallini e per Mario Passanante e consorte. E c’era anche la Fiat 1100/103 cabriolet “Monterosa” classe 1955 del duo Scapin-Morandi, che ha disputato tutte le 27 edizioni di questa gara.
Gara che si ripete oggi nella sua formula per auto storiche, ma che dal 1947 al 1955 era una di quelle terribili gare di velocità in salita, e che salite! Dodici edizioni per la Stella Alpina in versione velocità (con vincitori famosi come Taruffi e Bertone) e 27 edizioni per la rievocazione storica in versione regolarità per auto storiche, organizzata dalla Scuderia Trentina Storica, che negli ultimi tre anni ha riservato il premio alle auto create entro il 1955, e aperto le porte alle auto storiche post 1955 con un trofeo speciale, la Stella Alpina Touring.
L’avventura è iniziata venerdì 6 giugno, con l’arrivo a Trento e la visita al Castello del Buonconsiglio, dove era allestita quest’anno, guarda caso, la mostra “I Cavalieri dell’Imperatore. Tornei, battaglie e castelli”. Nelle sale del Castello, rifugio al calore di questo luglio torrido, armature, spade e codici antichi fanno scordare per un attimo il mondo esterno. Si ammirano le prime copie stampate dell’Orlando Furioso, o i manuali di vestizione e di giostra con le loro illustrazioni dettagliate. E gli affreschi: si passa dalle scene di vita comune dipinte dal Romanino del cinquecentesco Magno Palazzo, a tratti comiche e a tratti cruente, alle gotiche allegorie dei mesi nella Torre Aquila, di mano sconosciuta.
Un breve viaggio nel tempo prima della partenza della gara da piazza Dante per la prima tappa, che ci porta subito ad Andalo dopo dodici prove speciali, con una sosta alla collezione Bruno Tait, raccolta di auto d’epoca italiane e straniere con pezzi unici, come una delle prime automobili Ford costruite in America.
Andiamo ancora avanti, costeggiando il Lago di Santa Giustina e Molveno. Subito l’aria si fa fresca, e immancabile arriva il temporale: dai finestrini appannati si vede poco, ma quanto basta per ammirare il castello di Cles, e poi ridiscendere verso il Parco Naturale dell’Adamello fino a Pinzolo. Ancora una salita per arrivare infine al Passo Carlomagno in serata, dopo 110 chilometri, e per la sfilata nel centro di Madonna di Campiglio, fra turisti un po’ stupiti e curiosi ad ascoltare lo speaker che descrive auto e concorrenti al loro passaggio. Senza sosta, si sale al Rifugio alpino di Malga Montagnoli, il cuore delle Dolomiti di Brenta. La pioggia ci lascia, la coltre delle nuvole spesse rimane a fondo valle e noi, lassù a 1850 metri, ammiriamo qualche stella.
Il sabato seguente è la giornata più dura: quattro passi alpini, 350 chilometri, 71 prove speciali. Sfilano via veloci Pietralba in Valdegna e il suo Santuario, il Cernis e il Latemar, il Passo Lavazé, Cavalese e la Val di Fiemme, la Val di Fassa, il Passo Sella, la Val Gardena e l’Alpe di Siusi con Ortisei e Castelrotto, Bolzano, il Passo Mendola, la val di Sole e ancora una volta Passo Carlomagno. Ritorniamo a Madonna di Campiglio per il controllo orario e una breve sosta, prima della cena di gala al Carlomagno Zeledria Hotel Resort & SPA. L’ospitalità fa la differenza in questi casi, e da questo punto di vista, grazie agli organizzatori della Scuderia Trentina Storica, c’è tutto quello che non doveva mancare.
Cena e dopo un sonno pesante, la partenza per l’ultima tappa, quella che ci porta al Passo Duron per poi scendere giù a costeggiare i laghi di Toblino e di Cavedine, e poi fino a Riva del Garda.
A Riva le auto fanno passerella, poi si fermano nella piazza sotto il Municipio, e la folla è tanta ad ammirarle. Un bambino curioso, che arriva appena all’altezza del parafango, s’intrufola nell’abitacolo di una storica, si aggrappa stupito e felice al grande volante in radica prima che i genitori lo sollevino per trascinarlo via.
Al pranzo e cerimonia di chiusura presso l’Hotel du Lac et du Parc di Riva del Garda, tanti premi per tutti, bottiglie di spumante, pneumatici e skipass, grazie agli sponsor Cantine Ferrari, Pneumatici Marangoni e l’APT della Provincia di Trento, ma soprattutto trofei per i vincitori della Stella Alpina. Giuliano Cané, grazie alla sua esperienza ha superato Mario Passanante e Giordano Mozzi, ma è un podio eccezionale: Cané è plurivincitore della Mille Miglia, Mario Passanante annovera tanti trofei ASI e CSAI, e Mozzi è reduce della vittoria alla Mille Miglia del 2011.
Premi anche per chi viene da più lontano: al Direttore dell’Alfa Romeo Brasile, Wanderley Natali, presidente del club Alfa Romeo Brasile, che ha corso in coppia con la moglie sull’Alfa Romeo dell’amico trentino Rinaldo De Tassis, e ancora un tocco di internazionalità per la presenza al quinto posto del trio Colpani-Horigome e signora su Fiat 1100/103 del 1957, equipaggio misto bresciano-giapponese, la prima del Sol Levante alla Stella alpina.
Per me un secondo posto nella speciale classifica Stella Alpina Touring riservata a vetture post ’55, dopo qualche difficoltà con la strumentazione impazzita e qualche inventiva estemporanea del mio navigatore, dotato di poco senso d’orientamento. Ma è comunque un successo. E la gioia di essere arrivati in fondo: in tre giorni abbiamo fatto di tutto: scalato passi da 1600 metri e oltre, corso per strade sconosciute, sfidato la temperatura dell’acqua in costante salita nel motore. Ma abbiamo respirato anche l’atmosfera vera del Trentino, quello delle malghe solitarie fra i covoni di fieno, foreste di pini e prati che si aprono improvvisi come un grande respiro. Un angolo tranquillo di quelli che rimangono a lungo nel cuore.
Questo appuntamento sta crescendo e se non servissero già le bellezze del Trentino per attirare i concorrenti, basterebbe l’ospitalità della Scuderia Trentina Storica per collocare questa gara al di fuori e forse un gradino sopra i tanti classici appuntamenti per le auto d’epoca. Una gara che andrebbe senza dubbio reinserita nei Trofei ASI di specialità.
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