Probabilmente quello che dico qui non avrà senso per i più, ma ha senso per coloro che non possono stare senza una strada da percorrere e una meta da inventare.
Viaggiare, al volante di un'auto o in sella a una moto, seguendo una strada mai predefinita, è libertà, e può anche essere una ragione di vita. Così è per quelli che sentono costante il bisogno di lanciare una sfida al mondo e ai propri limiti, è provare emozioni forti e profonde. Perchè la sfida, nel mondo dei motori, è sempre una lotta contro il tempo, ma soprattutto contro i limiti umani e meccanici dei mezzi.
Pensate soltanto a coloro che corrono ogni anno la Parigi-Dakar, vogliosi di cimentarsi in una gara dura, in cui conta anche solo arrivare al traguardo. O ancora, a quei folli che corrono nel catino di Indianapolis, o ancora, per chi ama andare indietro nel tempo, i primi concorrenti del raid Pechino-Parigi.
Provate dunque a non giudicare, o meglio a sforzarvi di capire, di accettare le ragioni che spingono i piloti ad affrontare competizioni pericolose o viaggi estenuanti solo per il gusto di ammirare la bellezza dei paesaggi o un senso di avventura assoluto.
Solo così si può ancora capire, e soffrendo in silenzio accettare, la morte orribile, ancora una volta, di due piloti in una gara di rally. Un saluto e un abbraccio forte, a Valerio Catelani e Daniela Bertoneri, morti pochi giorni fa in un incidente al 47° Rally Città di Lucca. I loro nomi rimarranno per sempre nei nostri cuori.
Nessun commento:
Posta un commento