L’Automotoclub Storico Italiano, perseguendo gli obiettivi di tutela e salvaguardia del patrimonio motoristico, ha acquisito la più grande e importante raccolta di moto da cross che rappresentano la “Golden Era” della specialità dagli albori agli anni ’70 del secolo scorso. Conservata e completata in decenni di ricerche da parte dell’ex pilota varesino Gian Pio Ottone, la “ASI Motocross Golden Era – The Gian Pio Ottone Doctor Cross Colletion” (com’è stata ribattezzata) è composta da 91 esemplari tutti perfettamente restaurati o conservati. Moto da cross che risalgono agli anni ’50 e ’70, una parte dotate di motori a due tempi (come Husqvarna, CZ e Maico) e altre con propulsori a quattro tempi (BSA, Metisse, Eso, Ariel, Matchless, Aermacchi, Bianchi, Gilera, MV, Parilla e MV Agusta).Otto di queste saranno esposte nello stand ASI ad EICMA (Padiglione 9 I-68), il salone internazionale delle due ruote in programma a Fiera Milano Rho dal 6 al 9 novembre. Una selezione che comprende moto “titolate”, vincitrici di campionati italiani, europei e mondiali. Sono la Gilera Saturno 500 campionessa italiana 1953 con Domenico Fenocchio; la Bianchi 250 campionessa italiana 1960 con Emilio Ostorero; la Aermacchi Ala d’Oro 250 tricolore nel 1961 con Lanfranco Angelini; la Greeves Hawkstone 250 campionessa europea 1961 con Dave Bickers; poi un pocker di campionesse del mondo come la BSA 441 Victor GP del 1965 (pilota Jeff Smith), la Lito 500 del 1966 (Sten Lundin), la Husqvarna 250 del 1966 (Torsten Hallman) e la CZ 360 Bitubo del 1967 (Paul Friedrichs).Sono previsti due presentazioni allo stand: mercoledì 5 novembre alle 15.40 per la stampa e venerdì 7 novembre alle 12.00 per il pubblico. La collezione “ASI Motocross Golden Era – The Gian Pio Ottone Doctor Cross Colletion” è suddivisa in quattro grandi temi: le italiane, le moto straniere con il cambio separato, quelle con il cambio in blocco e motore a quattro tempi, quelle con motori a due tempi.Il made in Italy degli albori è fatto di modelli iconici assemblati nei reparti corse dei rispettivi costruttori. Su tutte la prima versione della Gilera Saturno 500, una delle 28 costruite. La moto ha corso dal 1953 al 1958 con il conte Raimondo Di Sambuy, uno dei “padri” della scuola crossistica italiana, mentre dal 1959 è stata usata da Gian Pio Ottone nella squadra delle Fiamme Oro della Polizia di Stato. Le altre “grandi” italiane sono la Mi-Val-Carrù 380 del 1964 usata da Stefano Benso, tre Aermacchi (su un totale di 20 esemplari costruiti) tra cui quella con telaio a culla chiusa campione d’Italia con Lanfranco Angelini nel 1961, le due Bianchi 250 e 400 “Raspaterra” ufficiali e la Parilla 250 realizzata per Angelini nel 1964. Tra i modelli assemblati a livello artigianale ci sono la Gilera Nettuno 250 del 1953 realizzata dal tecnico-pilota Giovanni Bollini, la Morini 175 del 1956 impiegata in gara dai vari Leonello Altafini, Rino Foschi e Nello Alpi, e la Ducati 175 del 1961 usata da Erino Facchini.Le straniere con il cambio separato sono tutte 500 di cilindrata e sono quasi tutte di produzione inglese, ad esclusione delle svedesi Lito. La più datata è la BSA Gold Star ZB 34 del 1951. È la moto vincitrice del titolo tricolore con Giulio Galbiati. Le BSA, in linea con la diffusione agonistica del periodo, sono le più numerose, e tra i vari esemplari presenti figura anche quella appartenuta a Carlo Leto di Priolo, pilota eclettico plurivittorioso in motonautica e nell’automobilismo. Tutte le moto hanno un’importante storia agonistica nel loro palmares e tra le più esclusive si devono ricordare, solo per citarne alcune, la Ariel WHC Competition Hunter del 1951 con i carter in magnesio e la Matchless G85 del 1966, modello che non figura neppure al National Motorcycle Museum di Birmingham, il primo e più importante museo al mondo dedicato alle moto inglesi. In questo gruppo figurano anche diverse “special” assemblate in piccole serie dai telaisti inglesi come Cheney o i fratelli Rickman con le loro celebri Metisse, che nella metà degli anni ’60 hanno prolungato la competitività di motori altrimenti non più in grado di reggere l’offensiva della concorrenza. Con il gruppo successivo, quello dei modelli con il cambio in blocco, ci si avvia anche verso la fine della “Golden Era”, che per l’industria inglese, la più attiva nella produzione di moto specifiche da motocross, significa perdere irrimediabilmente il ruolo di predominio tecnico detenuto fin dalle origini e soccombere, commercialmente e agonisticamente, alla grande offensiva della concorrenza. I modelli con il cambio in blocco sono tutti inglesi e spaziano dalla fine degli anni ’50 sino all’inizio del ventennio successivo con le BSA B50 che provano invano a contrastare l’affermazione del motore a due tempi anche nella classe 500, cercando di continuare la striscia vincente che nel 1965 registra con la BSA B44 Victor 441 l’ultimo titolo iridato vinto con Jeff Smith nella mezzo litro. Il gruppo comprende anche quattro modelli della cecoslovacca ESO. Sono due 500 e due 250, con il solo esemplare costruito nel 1962 di quarto di litro con distribuzione desmodromica. A fronte delle 53 moto a quattro tempi, la collezione comprende 38 modelli a due tempi. Le moto sono tutte europee costruite dal 1958 al 1978, con i vari modelli che, anche in tema di successi iridati, sono riusciti a fronteggiare l’invasione giapponese iniziata nel 1970, quando la Suzuki si è aggiudicata il titolo della classe 250. La “scuola” inglese è rappresentata dalla Greeves, che comprende le varie 250, dalla bicilindrica di Brian Stonebridge del 1958 alle più convenzionali monocilindriche portate al successo iridato nel 1960 e ’61 da Dave Bickers, per arrivare alla 360 bitubo del 1967, e dalle AJS Stormer 250 e 410 del 1950 e 1971. Il gruppo più numeroso è rappresentato dalle svedesi Husqvarna. I modelli presenti sono 20 e spaziano dal 1960 al 1978 comprendendo le 250 cinque volte campione del mondo con Rolf Tibblin e Torsten Hallman, le 500 tre volte iridate con Bengt Aberg e Heikki Mikkola sino ad arrivare all’avveniristica, “Automatica”. Assieme ai successi iridati le due tempi svedesi della collezione rappresentano anche quelli nei campionati italiani con Ostorero, Cavallero, Paolo Piron e Italo Forni Il panorama “duetempistico” è completato dalle Maico 250 degli esordi della Casa tedesca in questa disciplina e soprattutto dalle cecoslovacche CZ. Se i successi iridati delle “bitubo” nella quarto di litro con il belga Joel Robert e il russo Vicktor Arbekov hanno continuato la striscia delle vittorie dei motori a due tempi nella classe 250, si può tranquillamente affermare che sono stati i tre titoli consecutivi dal 1966 al ‘68 con il tedesco orientale Paul Friedrichs a mettere fine alla “Golden Era” del motocross. Tra le otto CZ della collezione ci sono anche quelle con le quali i piloti delle forze dell’ordine italiane Canzio Tosi, Angelini, Piron e Afro Rustignoli hanno vinto 10 titoli tricolore.
Correre, viaggiare, a due o a quattro ruote, meglio se d’epoca. Percorrere strade sconosciute, alla ricerca delle sfide e dell’avventura. Questo blog è dedicato a tutti quelli che hanno un’auto o una moto, e una storia da raccontare. Perché non si stancano mai di esplorare il mondo.
mercoledì 29 ottobre 2025
ASI AD EICMA CON LE STELLE DEL MOTOCROSS
L’Automotoclub Storico Italiano, perseguendo gli obiettivi di tutela e salvaguardia del patrimonio motoristico, ha acquisito la più grande e importante raccolta di moto da cross che rappresentano la “Golden Era” della specialità dagli albori agli anni ’70 del secolo scorso. Conservata e completata in decenni di ricerche da parte dell’ex pilota varesino Gian Pio Ottone, la “ASI Motocross Golden Era – The Gian Pio Ottone Doctor Cross Colletion” (com’è stata ribattezzata) è composta da 91 esemplari tutti perfettamente restaurati o conservati. Moto da cross che risalgono agli anni ’50 e ’70, una parte dotate di motori a due tempi (come Husqvarna, CZ e Maico) e altre con propulsori a quattro tempi (BSA, Metisse, Eso, Ariel, Matchless, Aermacchi, Bianchi, Gilera, MV, Parilla e MV Agusta).Otto di queste saranno esposte nello stand ASI ad EICMA (Padiglione 9 I-68), il salone internazionale delle due ruote in programma a Fiera Milano Rho dal 6 al 9 novembre. Una selezione che comprende moto “titolate”, vincitrici di campionati italiani, europei e mondiali. Sono la Gilera Saturno 500 campionessa italiana 1953 con Domenico Fenocchio; la Bianchi 250 campionessa italiana 1960 con Emilio Ostorero; la Aermacchi Ala d’Oro 250 tricolore nel 1961 con Lanfranco Angelini; la Greeves Hawkstone 250 campionessa europea 1961 con Dave Bickers; poi un pocker di campionesse del mondo come la BSA 441 Victor GP del 1965 (pilota Jeff Smith), la Lito 500 del 1966 (Sten Lundin), la Husqvarna 250 del 1966 (Torsten Hallman) e la CZ 360 Bitubo del 1967 (Paul Friedrichs).Sono previsti due presentazioni allo stand: mercoledì 5 novembre alle 15.40 per la stampa e venerdì 7 novembre alle 12.00 per il pubblico. La collezione “ASI Motocross Golden Era – The Gian Pio Ottone Doctor Cross Colletion” è suddivisa in quattro grandi temi: le italiane, le moto straniere con il cambio separato, quelle con il cambio in blocco e motore a quattro tempi, quelle con motori a due tempi.Il made in Italy degli albori è fatto di modelli iconici assemblati nei reparti corse dei rispettivi costruttori. Su tutte la prima versione della Gilera Saturno 500, una delle 28 costruite. La moto ha corso dal 1953 al 1958 con il conte Raimondo Di Sambuy, uno dei “padri” della scuola crossistica italiana, mentre dal 1959 è stata usata da Gian Pio Ottone nella squadra delle Fiamme Oro della Polizia di Stato. Le altre “grandi” italiane sono la Mi-Val-Carrù 380 del 1964 usata da Stefano Benso, tre Aermacchi (su un totale di 20 esemplari costruiti) tra cui quella con telaio a culla chiusa campione d’Italia con Lanfranco Angelini nel 1961, le due Bianchi 250 e 400 “Raspaterra” ufficiali e la Parilla 250 realizzata per Angelini nel 1964. Tra i modelli assemblati a livello artigianale ci sono la Gilera Nettuno 250 del 1953 realizzata dal tecnico-pilota Giovanni Bollini, la Morini 175 del 1956 impiegata in gara dai vari Leonello Altafini, Rino Foschi e Nello Alpi, e la Ducati 175 del 1961 usata da Erino Facchini.Le straniere con il cambio separato sono tutte 500 di cilindrata e sono quasi tutte di produzione inglese, ad esclusione delle svedesi Lito. La più datata è la BSA Gold Star ZB 34 del 1951. È la moto vincitrice del titolo tricolore con Giulio Galbiati. Le BSA, in linea con la diffusione agonistica del periodo, sono le più numerose, e tra i vari esemplari presenti figura anche quella appartenuta a Carlo Leto di Priolo, pilota eclettico plurivittorioso in motonautica e nell’automobilismo. Tutte le moto hanno un’importante storia agonistica nel loro palmares e tra le più esclusive si devono ricordare, solo per citarne alcune, la Ariel WHC Competition Hunter del 1951 con i carter in magnesio e la Matchless G85 del 1966, modello che non figura neppure al National Motorcycle Museum di Birmingham, il primo e più importante museo al mondo dedicato alle moto inglesi. In questo gruppo figurano anche diverse “special” assemblate in piccole serie dai telaisti inglesi come Cheney o i fratelli Rickman con le loro celebri Metisse, che nella metà degli anni ’60 hanno prolungato la competitività di motori altrimenti non più in grado di reggere l’offensiva della concorrenza. Con il gruppo successivo, quello dei modelli con il cambio in blocco, ci si avvia anche verso la fine della “Golden Era”, che per l’industria inglese, la più attiva nella produzione di moto specifiche da motocross, significa perdere irrimediabilmente il ruolo di predominio tecnico detenuto fin dalle origini e soccombere, commercialmente e agonisticamente, alla grande offensiva della concorrenza. I modelli con il cambio in blocco sono tutti inglesi e spaziano dalla fine degli anni ’50 sino all’inizio del ventennio successivo con le BSA B50 che provano invano a contrastare l’affermazione del motore a due tempi anche nella classe 500, cercando di continuare la striscia vincente che nel 1965 registra con la BSA B44 Victor 441 l’ultimo titolo iridato vinto con Jeff Smith nella mezzo litro. Il gruppo comprende anche quattro modelli della cecoslovacca ESO. Sono due 500 e due 250, con il solo esemplare costruito nel 1962 di quarto di litro con distribuzione desmodromica. A fronte delle 53 moto a quattro tempi, la collezione comprende 38 modelli a due tempi. Le moto sono tutte europee costruite dal 1958 al 1978, con i vari modelli che, anche in tema di successi iridati, sono riusciti a fronteggiare l’invasione giapponese iniziata nel 1970, quando la Suzuki si è aggiudicata il titolo della classe 250. La “scuola” inglese è rappresentata dalla Greeves, che comprende le varie 250, dalla bicilindrica di Brian Stonebridge del 1958 alle più convenzionali monocilindriche portate al successo iridato nel 1960 e ’61 da Dave Bickers, per arrivare alla 360 bitubo del 1967, e dalle AJS Stormer 250 e 410 del 1950 e 1971. Il gruppo più numeroso è rappresentato dalle svedesi Husqvarna. I modelli presenti sono 20 e spaziano dal 1960 al 1978 comprendendo le 250 cinque volte campione del mondo con Rolf Tibblin e Torsten Hallman, le 500 tre volte iridate con Bengt Aberg e Heikki Mikkola sino ad arrivare all’avveniristica, “Automatica”. Assieme ai successi iridati le due tempi svedesi della collezione rappresentano anche quelli nei campionati italiani con Ostorero, Cavallero, Paolo Piron e Italo Forni Il panorama “duetempistico” è completato dalle Maico 250 degli esordi della Casa tedesca in questa disciplina e soprattutto dalle cecoslovacche CZ. Se i successi iridati delle “bitubo” nella quarto di litro con il belga Joel Robert e il russo Vicktor Arbekov hanno continuato la striscia delle vittorie dei motori a due tempi nella classe 250, si può tranquillamente affermare che sono stati i tre titoli consecutivi dal 1966 al ‘68 con il tedesco orientale Paul Friedrichs a mettere fine alla “Golden Era” del motocross. Tra le otto CZ della collezione ci sono anche quelle con le quali i piloti delle forze dell’ordine italiane Canzio Tosi, Angelini, Piron e Afro Rustignoli hanno vinto 10 titoli tricolore.
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