Una gara che ha il sapore del tempo, piena di fascino e di vera passione, questa Parma-Poggio di Berceto 2017. E la passione, come diceva Enzo Ferrari che qui disputò la sua prima corsa automobilistica , bisogna viverla, perché non la si può raccontare.
A dare risalto e fascino a questa manifestazione, che porta tante memorie legate alle Rosse di Maranello, molte testimonianze: da quella di una splendida serie di oltre venti Ferrari della Scuderia Ferrari Club di Parma, affiliata al Ferrari Club Italia, che hanno disputato un trofeo a sé, ma soprattutto a quella di un “grande” della Ferrari di Formula 1, Ermanno Cuoghi, Capo meccanico e grande amico di Niki Lauda. Ermanno, che in gara questa volta ha fatto da navigatore (come una volta facevano i meccanici alla Mille Miglia), non si è sottratto alla curiosità, ai ricordi ed alle tante richieste di raccontare aneddoti e segreti della Formula 1 dei suoi tempi da parte dei concorrenti.
Insomma, una due giorni nelle terre del parmense con tantissimi spunti da copiare per gli organizzatori di gare storiche, ed è difficile dire da dove cominciare.
Prima di tutto il percorso, che in questo fine settimana del 30 settembre -1° ottobre ha impegnato i concorrenti in ben due competizioni: il Circuito di Parma – Trofeo del Prosciutto di Parma, una “gara nella gara”, quasi un prologo della regina dell’evento, la Parma-Poggio di Berceto che si è disputata la domenica 1° ottobre. Un primo tracciato di gara (quella del sabato, poi ripreso in parte nella domenica) si è svolto nei Boschi di Carrega, vicino a Sala Baganza. Qui l’organizzatore, Gianfranco G. Bertei della Scuderia Parma Auto Storiche, ha permesso ai concorrenti di introdursi in uno spazio solitamente vietato alle auto, un grande bosco che una volta era la tenuta estiva di Maria Luigia d’Asburgo. Poi la salita (percorso riservato al solo Circuito di Parma) al Monte delle Vigne, sede dell’omonima grande e rinomata cantina vinicola che sorge su un poggio coltivato a vigneti da cui la vista spazia sulla pianura. Riservato alla domenica, clou della gara, il percorso storico (e a tratti chiuso al traffico!) della Parma–Poggio di Berceto, passando per Fornovo e Cassio, salendo su fino al Poggio e ridiscendendo attraverso Berceto, su un manto stradale rinnovato e perfetto, che ha esaltato gli amanti della guida.
L'equipaggio Ravazzi-Cuoghi su Austin Healey - Foto Zambon |
Notevole la tecnicità della corsa: 42 le prove speciali nel Circuito di Parma, e 52 nella più impegnativa Parma–Poggio di Berceto, tutte tali da rendere il risultato incerto fino all’ultimo. Sia per la concatenazione pressoché costante, che non permetteva spazi di distrazione (le prove in sequenza andavano da una serie di dieci fino a tredici), sia per la mancanza (voluta) dei consueti cartelli gialli ad interrompere le prove più lunghe. D’altronde, il regolamento della manifestazione, una gara a sé nel panorama delle competizioni per auto storiche, lo permette, e le regole di gara, contenute nel regolamento consegnato all’inizio e ben spiegate nei due briefing di inizio competizione, non hanno lasciato spazi di dubbio. Una giusta difficoltà, accompagnata però da un altrettanto giusta saggezza nel calcolare i tempi di percorrenza dei settori di gara, senza l’assillo di controlli orari troppo stretti o necessità di dover rischiare troppo per recuperare inutili tempi di attesa o intoppi dovuti al traffico. Una cosa da imparare per tutti gli organizzatori (ed anche per i cronometristi, in questo caso bravissimi quelli della Cronocarservice nell’accordare l’ingresso in prova con la giusta e veloce cadenza).
Anche notevoli le attrazioni turistiche: scelte di grande sensibilità le location delle partenze, delle soste e delle premiazioni: La Piazza antistante la splendida Rocca medievale di Sala Baganza (sede del Museo del Vino) per la partenza del Circuito di Parma sabato 30 settembre, la centralissima Piazza Duomo nella zona pedonale di Parma per l’arrivo della prima gara ed il briefing di apertura della Parma–Poggio di Berceto, che poi ha preso il via dall’altro grande gioiello architettonico di Parma, il Teatro Regio. Ed infine l’arrivo, nella perfetta scenografia della Corte di Giarola a Collecchio. Da menzionare, infine, l’ospitalità, che nella città Patrimonio dell’Unesco per il Cibo, non poteva mancare di buon gusto e grande stile, in grado di soddisfare anche i palati più esigenti.
Tantissimi i premi (davvero per tutti) messi in palio: la Collector's & Design Cup, Trofeo riservato alle Barchette, il Trofeo A.A.V.S. - FIVA Vittorio Klun riservato alla più bella fra le sei le auto storiche con il maggior punteggio nello speciale Concorso d’Eleganza dinamico, il Trofeo del Prosciutto di Parma,il Trofeo Farnese per i primi tre equipaggi assoluti, il Trofeo Gioiellerie Valenti per il vincitore di due Parma-Poggio di Berceto anche non consecutive, Il Trofeo Scuderia Ferrari Club Parma e tanti altri.
Alla vittoria aspiravano quindi in molti, soprattutto i top driver che questa volta qui hanno trovato degna concorrenza, non solo di piloti, ma anche di auto d’eccezione. Il parco vetture era infatti al top. Oltre alle consuete e sempre numerose A112 Abarth, c’era la Fiat 520 T di Spagnoli/Rossoni, classe 1928, la Fiat 1400 B di Ratti/Ratti, la Volvo PV 544 Sport di Gamba/Cueva Rivera ed ancora Lancia Appia, Jaguar XK 150, MG A, Triumph TR3, Porsche 356, molte Lancia Fulvia 1300 e HF. Fuori classifica, ma presente nelle due giornate di gara anche una Porsche 718 Boxster S inviata dal Centro Porsche Italia, fra gli sponsor, insieme a molti altri, della manifestazione.
Ameglio-Maestri su Triumph TR3 |
La vittoria per questa edizione 2017 della Parma-Poggio di Berceto è andata alla coppia Crugnola – Vida della Scuderia Parma Auto Storiche su Lancia Fulvia HF che, con una strabiliante media di 2,4 centesimi, si è lasciata dietro per un solo centesimo la coppia Iotti-Lamini su A112 Abarth e, di poco distanziato al terzo posto, il duo Fontana/Scozzesi, anche loro su A112 Abarth.
Nel Circuito di Parma hanno invece trionfato Iotti/Lamini davanti a Spagnoli/Rossoni della Franciacorta Motori su FIAT 520 T; terzo soltanto (si fa per dire!) Crugnola, questa volta con una media di “sole” 3,4 penalità.
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