lunedì 11 giugno 2018

La Scuderia Tricolore festeggia la conclusione della Modena Cento Ore



Con la premiazione di sabato sera, anche l’edizione 2018 della Modena Cento Ore si è conclusa.
E’ stato bello, durante le premiazioni, vedere come, terminate le sfide, i partecipanti abbiano festeggiato insieme celebrando i successi di alcuni e la sconfitta degli altri D'altronde, se bisogna trovare un unico difetto alla Modena Cento Ore, l’unica cosa che viene in mente è che alla fine, purtroppo, è solo uno che può vincere.
Quest’anno, e non è una novità, come primi si sono classificati gli inglesi Philip Walker - Miles Griffiths a bordo della loro Jaguar E-Type del 1964, ormai habitué al podio.
Tra le dame, ha sbaragliato la concorrenza, l’equipaggio di Daniela Ellerbrock - Jackie Rohwer su Alfa Romeo Giulia Sprint GTA del 1965, mentre per la regolarità ha prevalso l’equipaggio di Joelle Housseau - Aude Moreau con la Ferrari Dino 246 GT del 1972.
Sul primo gradino del podio, per la sezione regolarità, è salito l’equipaggio 104: Ernst Schroeder - Philipp Ruppell su Porsche 356 B, 1961.
Sempre per quanto riguarda la regolarità, il primo team classificato è quello della AC Owners Club, capitananto dalla AC ACE Bristol del 1959, di proprietà di Bertie Gilbart-Smith - Simon Kelly. Una bellissima storia ha fatto da cornice a questo vincitore: la macchina, infatti, è di proprietà Bertie Gilbart Smith dal 1964, quando ha lasciato l’officina scozzese dove ne veniva fatta la manutenzione da parte di un giovane meccanico che lavorava nel garage di famiglia, Sir Jackie Stewart. Da sottolineare, che questa vettura è arrivata su strada dall’Inghilterra, totalizzando 1.600 Km prima della gara, e a cui si aggiungeranno quelli del ritorno nei prossimi giorni.
Come sempre è interessante osservare “l’index of performance”, cioè la classifica compensata, che ha visto incredibilmente al terzo posto una delle vetture più belle iscritte alla Modena Cento Ore 2018: la Ferrari 212 Export berlinetta Touring del 1952 di Martin Halusa e Susanne Halusa.
E’ stata un’edizione incredibile, che ha confermato ancora una volta come la Modena Cento Ore sia una manifestazione relativamente giovane, ma già importantissima.
Il livello delle auto che hanno partecipato è degno di uno dei più importanti concorsi d’eleganza del mondo, con un’unica differenza: la Modena Cento Ore permette a queste meravigliose vetture di essere mostrate in movimento, e di portare in giro per i luoghi più belli d’Italia un perfetto museo automobilistico.
Vi sono emozioni che è difficile trasferire, ma l’applauso durante la proiezione del filmato girato durante il passaggio sulla sopraelevata di Monza, ha chiaramente mostrato come il simbolo di questa diciassettesima edizione possa proprio essere Monza e la sua sopraelevata.
La classifica finale dimostra anche che non c’è stato un modello favorito rispetto agli altri: certe piste hanno privilegiato le vetture più potenti, certe altre quelle più agili, mentre le prove speciali in salita hanno permesso ad altri modelli di primeggiare.
Esemplare il fatto che, dopo quattro giorni di gare, all’ingresso dell’ultima prova in circuito, il distacco tra il primo e il secondo fosse di soli 0.4 secondi.
Da domani la Ferrari 250 SWB “SEFAC”, una delle sole sei Shelby Cobra Daytona Coupé prodotte (tra l’altro acquistata direttamente dallo stesso Carrol Shelby), la Jaguar E Type Lightweight o la Ferrari 365 GTB/4 “Daytona” Gruppo 4, ex Ecurie Francorchamp, assieme alle
amatissime e spettacolari barchette sport, rappresentate nella loro produzione da due Maserati 250S del 1957 torneranno nel silenzio dei loro garage.
Per noi e per il pubblico che ha potuto assistere al loro passaggio, resterà la visione della velocità e il suono dei motori di queste straordinaria vetture…

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