L’ auto Alpine A-110 è nata dalla Casa Alpine fondata nel 1955 a Dieppe (Francia), specializzata in berlinette sportive, a seguito di accordi commerciali con Renault. Costruirà i modelli A106 con cilindrata da cc 750, poi la A108 da cc 845 e nei primi anni 60’ nascerà e verrà commercializzata la A-110 con motori da 1000 cc, poi da 1300 cc, anche con elaborazioni di Amedeo Gordini (1899/1979) il “mago” delle Renault unico italiano ad aver intestata una piazza a Parigi e poi con un motore da 1565 cc, la A 110-1600. Doveroso è segnalare che anche in quegli anni il designer Italiano disegnò forme armoniose di varie carrozzerie di auto; in questo caso fu opera del “nostro” Michelotti. Questa vettura esordì nel 1970 nel settore rally piazzandosi a Sanremo, al Campionato Europeo, al Rally di Montecarlo, al Tour de Corse e pertanto fu rivale agguerrita di Ford, Lancia, BMW, Citroen, Opel, Porsche, in quanto oltre alla linea poteva vantare gli oltre 200 km/h, un peso (si fa per dire) di 690 kg. circa, un ottimo assetto e due enormi carburatori da 45; così fu soprannominata “enfant terrible”. Praticamente era imprendibile in pista e nei rally e così bassa che le altre granturismo, al suo confronto, sembravano dei giganti, senza dimenticare quel musetto da lucertola dotata appunto della stessa agilità. L’ evoluzione della Alpine Renault A 110 proseguirà e nel 1973, diventerà Campione del mondo costruttori.
“Vecchi ricordi mi portano ad una foto che mio padre, centauro che negli anni 50’ correva con moto Mondial, RUMI, Gilera e che, con pungente ironia un po’ più grandicello, gli dicevo che a lui “mancavano due ruote”, al ritorno da un viaggio mi consegnò la foto di una serie di auto da rally con in prima fila un’Alpine Renault. Questa vettura mi rimase per anni nel cuore ma non so spiegarvi il motivo. Il tempo passa e nei primi anni 2000 mi “avvicino” ad una A 110-1600S corredata dei vari certificati: Fiche d’ Identitè, Fiche CSAI con passaporto Tecnico e certificato ASI, era pronta per partecipare alle varie manifestazioni.
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Non riesco a trasferire cosa realmente si prova seduti su una vettura sospirata da diversi anni che dopo averci preso la necessaria dimestichezza con prove preventive, ti ritrovi assieme davanti allo striscione con la scritta PARTENZA. La sensazione è grande, la tensione è alle stelle, il rombo quasi assordante dovuto alla marmitta speciale DEVIL fa salire l’adrenalina ma, in quel momento si deve essere concentrati. Lo speaker scandisce i nomi del nostro equipaggio mentre il semaforo in partenza è ancora rosso, poi diventa giallo e infine verde. . .inserisco prima, seconda, terza, quarta, mentre la quinta diventerà un optional in quanto il percorso è in salita e pieno di tornanti, la velocità passa da picchi di 170 a 40 km/h, la vettura è “incollata” alla strada, mio fratello Gianni mi affianca e ogni tanto mi urla, cambia, cambia, vai fuori giri ma, niente, ero un tutt’ uno con la vettura, non mi poteva tradire dopo averla tanto desiderata e non potevamo certo sfigurare con gli adesivi degli sponsor sulla carrozzeria. Affrontiamo un rettilineo corto, una curva, un rettilineo lungo, un tornante, una chicane che poi si ripeteranno più volte e così si proseguirà fino al traguardo. Che sudata! Anche i caschi di protezione, se avessero potuto parlare, lo avrebbero detto. A fine gara, alle classifiche, urleremo di gioia. Tra i 115 partecipanti rientrammo tra i 12 premiati. Finite le premiazioni, senza dimenticare i saluti ed il classico brindisi assieme agli altri concorrenti con fair play da “sani” sportivi, andammo a caricare la “morosa” sul carrello e tutti entusiasti cercammo di tornare a casa con i bei premi ricevuti ma, una pattuglia di carabinieri ci fermò. Per la miseria, cosa avevamo fatto? Brividi! Eravamo convinti di essere a posto ma, mai dire mai. Dopo i vari controlli e aver saputo i motivi per cui eravamo da quelle parti, ci salutarono complimentandosi per il risultato e con un augurio di buon rientro alla nostra residenza. Morale: è stata veramente una bella giornata!”
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