I bacchettoni della vita gaudente il 7 gennaio hanno tirato un
sospiro di sollievo, perché per loro vale il detto: “ l'Epifania tutte le feste
se le porta via”.
Ma la loro soddisfazione è stata breve: ecco che già dopo
una ventina di giorni è arrivato il Carnevale.
Come dice un altro saggio proverbio… “poi u vegne Carlevo che u se turna
a rebelo” (poi viene il Carnevale e ci si torna a divertire…).
Certamente nella vita bisogna vedere le cose con una certa
elasticità, chi vede avanti e chi ricorda indietro.Carnevale è un periodo dell'anno che a parte le credenze religiose, è sempre esistito, pur se in forme diverse tra tutti i popoli.
Il periodo carnevalesco sotto le varie forme è il precursore della primavera e l'inizio del risveglio della natura. Anche le manifestazioni carnevalesche dell'uomo sono uno sfogo gioioso che mette una pietra sopra al periodo tetro del cupo inverno.
Già da bambino ricordo come in Loano esistevano i corsi carnevaleschi, ogni anno sempre più ricchi (a parte il periodo della guerra), con la partecipazione di molti gruppi sia loanesi che dei paesi vicini.
La passeggiata a mare era invasa da singole maschere e lungo Corso Roma (allora via Aurelia) i gruppi dei carri erano numerosi.
Negli anni precedenti alle due guerre i corsi mascherati ed i carri erano fatti con arte, e la cartapesta dominava al posto dell'odierna plastica. Le figure del “Beciancin” loanese, del “Cicciulin” savonese, del “Puè Pepin” erano le maschere più comuni. E si ballava… Negli anni intorno al 1910, infatti, ricordo le feste danzanti del “Sirena”, del “Doria” e del “Savoia”, mentre nel primo dopoguerra intorno agli anni 30 c’erano le grandi feste all'Hotel “Vittoria”(l’Hotel fu demolito per far posto alle attuali costruzioni di Piazza Mazzini), e poi sostituito dal salone del “Kursaal”, o dalla più spartana e popolare “Fetaia” in quel di Borgo Castello.
Durante il corso carnevalesco ricordo in particolare un carro che era fornito di cannone che sparava sulla folla coriandoli a profusione…
Nelle maschere singole, poi, era ed è interessante vedere l'evoluzione delle figure secondo i vari periodi trascorsi. Prima della guerra i bambini vestivano da “Pierot” col vestito a ponpon o da “Gianduia” con il tricorno, le bambine erano invece abbigliate da “Fatine”o “Ballerinette”: appena dopo invece i maschietti vestivano da “Mandrake” o “l'Uomo mascherato”, le bambine: da “Damigella” o “Majorette”, in seguito poi con l'avvento della televisione ecco nel corso mascherato nuovi personaggi: “Uomo ragno”, “Zorro” etc, e nel campo femminile “Barbie”e “Heidi”, per finire con tute spaziali o figure di extraterrestri.
E poi c’erano i dolci. A partire dai più comuni, acquistabili in ogni pasticceria, ai meno conosciuti “Quaresimali”, dolci consumati e ben conosciuti nel genovesato, e le “viovette” (violette) candite, cioè il fiore di viola proveniente dai vivai di Villanova d'Albenga (dove oggi sorgono i grandi centri commerciali, trent'anni or sono, percorrendo la Autostrada dei Fiori, si vedeva la loro coltivazione su dei piani sollevati da terra e ricoperti per il freddo e il sole da stuoie di canniccio).
Insomma, prepariamoci: tra qualche settimana con una marea di coriandoli e stelle filanti festeggeremo il Carnevale, sarà solo qualche ora di svago, perché, come ricorda il poeta “......di doman non v'è certezza”.
G.Ameglio
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